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Urgenze nelle patologie della mano
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Tra le patologie principali che interessano il chirurgo della mano ci sono le lesioni traumatiche. Una delle loro caratteristiche é di essere improvvise ed inaspettate.Pur se principalmente concentrate nelle ore normalmente dedicate al lavoro, i traumi della mano possono verificarsi in qualsiasi circostanza, non rispettando, ovviamente ricorrenze, festività ed orari.E' frequente perciò che ad accogliere questi malati nella struttura ospedaliera non vi sia personale specificamente preparato ad affrontare tali lesioni; questo non solo per quanto riguarda lo stabilire una esatta diagnosi o il sospettare lesioni misconosciute ad un esame obiettivo immediato, ma soprattutto a valutare i tempi di intervento; esistono infatti delle fondamentali differenze per ciò che riguarda il corretto "timing" chirurgico in una lesione acuta della mano.Vanno infatti considerati altri aspetti di questa particolarissima branca chirurgica che giocano un ruolo importante nella scelta dei tempi di intervento:a) esistono meccanismi fisiopatologici coinvolti nel processo di riparazione tendinea che il chirurgo deve conoscere e valutare.b) dinamicità dell'organo manoc) particolarità di tecnica chirurgica suscettibili di modifiche in relazione al tempo trascorso dal traumad) possibilità di lesioni associate e lesioni da schiacciamentoe) ustioniL'esame obiettivo iniziale è quindi un momento fondamentale per il chirurgo della mano il quale non dovrà limitarsi alla semplice osservazione o al riconoscimento delle strutture lese, ma dovrà strutturare una strategia terapeutica a lungo raggio che terrà conto della moltitudine di dati che gli vengono dalla sua capacità professionale ed esperienza che lo faranno decidere sul come e quando intervenire.Da quanto sopra esposto emerge un nuovo concetto d’urgenza, e in altre parole l'URGENZA FUNZIONALE.Al di là della classica urgenza che ripristina una condizione statica, e che è urgenza solo ed in quanto è in gioco la possibilità o meno di ristabilire una situazione anatomica, pena la vitalità dell'organo, dell'apparato o addirittura del paziente, in chirurgia della mano si afferma invece il concetto che pur restando possibile, ad esempio, una sutura tendinea a diverse distanze di tempo dal trauma, differente sarà il risultato funzionale a distanza. E questo perché in questa chirurgia non c'è una risposta tutto o nulla (come potrebbe essere in una urgenza vascolare) ma variabile e dinamicamente graduato sarà il risultato.E' la capacità, l'esperienza, l'ampiezza del range di possibilità tecniche a sua disposizione, l'intuito, la capacità di introspezione nell'approccio con la personalità di chi è portatore di una lesione acuta della mano, che farà scegliere al chirurgo specialista quando sarà opportuno e doveroso riparare le lesioni, sua sarà quindi la scelta del momento in cui esistono le migliori condizioni con la mente sempre rivolta al "dopo". E cioè a quella funzionalità e dinamicità che sono proprie della mano e che grazie alle sue caratteristiche ne fanno un’estremità effettrice, un ricevitore sensoriale e quindi uno strumento indispensabile per l'intera vita di relazione. E' superfluo ricordare quindi che qualsiasi tentativo ricostruttivo perde significato se se ne considera il solo aspetto statico.Un dito sul quale è stato suturato un tendine ma che per aderenze o per rigidità articolari, ha una mobilità gravemente limitata, o che è denervato perché non vi è stata la possibilità di effettuare una sutura del nervo, non solo è un dito gravemente deficitario ma è una appendice statica, insensibile, rigida, inutile al paziente, che non ce ne sarà riconoscente, che ferisce l'amor proprio del chirurgo e che non dovrebbe mai diventare un dito accusatore rivolto verso la coscienza di chi opera in questo settore.
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